Sempre più donne e giovani davanti all’obiettivo
di Mauro Annarumma per The Post Internazionale
Nonostante il color sabbia che quasi copre ogni cosa in Sudan, la fotografia riesce a veicolare nel mondo tutti i colori e la vitalità della capitale, ma anche i lati più scuri di una terra ricca di drammatiche contraddizioni.
Ho conosciuto Mohammed Ali Sukki, trentatrè anni, fotografo. Mohammed lavora ad Omdurman, Khartum, sull’altra riva del Nilo. Dal 2009 coltiva la sua passione, la fotografia, sia come libero professionista, sia come Direttore artistico di una nota agenzia pubblicitaria della capitale, che realizza nuove campagne per la MTN, la compagnia nazionale di telecomunicazioni.
La fotografia, in particolar modo per gli stranieri, è soggetta a notevoli limitazioni e autorizzazioni, ed è meglio non fotografare donne non accompagnate. Nei matrimoni, tuttavia, che il costume sudanese vuole aperto a tutti, c’è una deroga alla norma, come alle restrizioni sul canto e sul ballo.
Così il lavoro del Sig. Mohammed è legato, soprattutto, ai matrimoni e alla pubblicità, ma aumenta il numero di donne e di giovani coppie che chiedono un ritratto, per lo più in forma privata, ma non solo. Nei suoi books, sono, infatti, sempre più le giovani donne che rendono pubblici i loro ritratti. Con orgoglio, infine, mi mostra le foto che ritraggono Albajarawia e le sue piramidi, molto più antiche – mi dice- di quelle in Egitto. E’ sua la fotografia pubblicata su The Post Internazionale in “Le Piramidi del Sudan“.
“E’ una grande nazione, il Sudan,” prosegue Mohammed, “ora abbiamo il petrolio e questa è la ragione della maggior parte dei nostri problemi”. “Ci sarebbero tante risorse per essere tutti ricchi, ma il governo vuole tenere tutto per sé. Abbiamo oro, petrolio, diamanti, il Nilo, turismo, piramidi, mandrie e campi coltivati. Abbiamo anche tantissime tribù, come i Noba i Bijjah, gli Shwaigah, gli Jaaliiah, i Bederiah..” e le parole si lasciano ascoltare, come fossero note nel vento.
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